• ESCLUSIVO: ALESSANDRO NUCCORINI INTERROMPE IL LUNGO SILENZIO SEGUITO ALLE VICENDE DEL MONDIALE IN BRASILE: “DURANTE QUEL TORNEO PENSAI CHE FOSSE DAVVERO GIUNTO IL MOMENTO DI LASCIARE, MA NON IMMAGINAVO COSA SAREBBE ACCADUTO DOPO…” – ULTIMA PARTE

    nuccorinisito

     

     

    L’ex c.t. della Nazionale azzurra si racconta: “Cosa sarà del futuro davvero non saprei dirlo. Oramai, dopo quanto accadutomi navigo a vista e nulla precludo. Per quanto concerne il futsal le uniche volte che ho preso in esame seriamente qualche proposta fu…”

     

     

     

    Non è semplice riannodare i molteplici fili che per mille ragioni si spezzarono quasi otto anni fa, dopo il Mondiale di calcio a 5 disputato in Brasile: tutto nasce dalla clamorosa “vicenda Corsini” (forse ignota ai più giovani…e dimenticata dagli smemorati…) che spazzò come un ciclone la gestione tecnica (e non solo…) della nostra Nazionale, a partire dal c.t. Alessandro Nuccorini, indicato come l’artefice numero uno di una vera e propria “truffa sportiva”.

    A quasi otto anni di distanza da quella vicenda – e dopo una lunga gogna mediatica, sportiva e personale – è proprio Nuccorini a spezzare il silenzio che si è autoimposto ed a raccontare per filo e per segno come sono andate le cose.
    Dopo la vicenda della condanna sportiva uscisti dal calcio a 5, ma qualche tempo dopo ti ritrovammo nel calcio a 11, dapprima a Mantova e poi, negli anni successivi, con i settori giovanili di Lazio e Roma. Perché questo approdo al calcio? Evoluzione naturale a coronamento di legittime ambizioni, maggiori gratificazioni economiche, insomma perché hai cambiato dimensioni di campo? Come é andata in queste diverse esperienze, almeno in sintesi?

    Intanto riassumiamo correttamente. In realtà non è andata proprio così. Durante il Mondiale in Brasile feci davvero fatica a sopportare quell’incredibile immobilismo di chi avrebbe dovuto difendere un movimento intero con tutte le proprie forze, nel quadro di quella scandalosa semifinale. E pensai che fosse il momento di lasciare. Non potendo mai prevedere che questa scelta, in seguito, avrebbe di fatto indirettamente costituito la mia condanna. Pertanto a febbraio giunsi ad una risoluzione del contratto, avvicinandomi al calcio (Mantova). Solo qualche mese dopo però intervenne la squalifica a distruggere di fatto la mia credibilità e quanto appena cercato di costruire. Al termine di essa sono invece sopraggiunte le mie esperienze con Lazio e Roma, anche se la pazienza necessaria nel settore giovanile non si sposa felicissimamente con la mia eccessiva competitività. Peraltro mantengo ricordi stupendi rispetto a queste due esperienze, che hanno rappresentato tappe estremamente piacevoli e formative. Fra l’una e l’altra però registrerei due meravigliose parentesi con il Latina calcio, seppur in un’occasione un po’ nell’ombra, vincendo due campionati (C2 e C1) ed una Coppa Italia di categoria.
    E’ il calcio a 11, ormai, l’orizzonte a cui guardi o c’é perfino la possibilità di rivederti su qualche importante panchina del nostro futsal..o magari straniera? Hai mai avuto contatti, in tal senso?

    Cosa sarà del futuro davvero non saprei dirlo. Oramai, dopo quanto accadutomi navigo a vista e nulla precludo. Per quanto concerne il futsal le uniche volte che ho preso in esame seriamente qualche proposta fu quando venni contattato da Iervolino, declinando la sua gentile offerta in quanto mi apprestavo a firmare per la Lazio calcio, oramai già 5/6 anni fa, e da Daniele D’Orto, una persona generosa, preparata e simpaticissima, con la quale però mi apparve un po’ complesso poter trovare un reale “punto di equilibrio” calcistico. Anche dall’estero si è mosso qualcosa, ma per i miei gusti dovrebbe davvero rappresentare una situazione alla quale sia impossibile dire di no.

    Torniamo ancora a parlare di futsal, anche della Nazionale: in questi anni hai seguito, anche da lontano, il lavoro del tuo ex vice Menichelli? Anche il bilancio in panchina di Roberto, va detto, non é avaro di soddisfazioni, anche lui ha vinto un Europeo….


    Il bilancio di Menichelli “non avaro di soddisfazioni”? Dai, sei ingiusto a definirlo in termini così riduttivi. Diciamolo ad alta voce: è attualmente un bilancio fantastico. E non è finita. Ha vinto un Europeo, per di più in terra straniera. Terzo al Mondiale. In più, rispetto al sottoscritto, ha ripristinato una più corretta sintesi fra prodotto italiano puro ed oriundo ed ha saputo mantenere in maniera più “federale” i rapporti con i club. Onestamente, ho sempre pensato che fosse molto più “tagliato” di me per questo percorso. E lui lo ha dimostrato in pieno. Unica facilitazione che ha avuto rispetto al sottoscritto è stata che quando toccò a me assumere l’incarico, si navigava nel buio più profondo. Quando invece è stata consegnata a lui, si era già nell’Olimpo da qualche anno e molte linee guida erano già state tracciate con assoluta chiarezza. Però nulla toglie ai suoi meriti.
    Cosa pensi dell’attuale livello del nostro campionato? Sei anche tu dell’avviso che il livello tecnico e qualitativo si sia notevolmente abbassato? Solo questione di soldi, a tuo parere. di minori possibilità di schierare giocatori di grande nome?

    Di certo minori investimenti corrispondono ad una qualità minore rispetto ai giocatori da utilizzare. Ma anche rispetto ai tecnici ai quali chiedere di prestare la propria opera. Impossibile dissentire. Però allo stesso tempo trovo positivo che ci sia un così grande equilibrio.
    E a proposito del campionato, ma non solo del nostro, ci si interroga da più parti su eventuali modifiche regolamentari da apportare alla disciplina, ad esempio con riferimento alle modalità di utilizzo del portiere di movimento, il ricorso al quale, in più occasioni, sta davvero uccidendo lo spettacolo e demotivando il pubblico ad affollare gli impianti. Qual é la tua idea al riguardo e cosa cambieresti ancora, eventualmente?

    Mah, intanto bisogna partire dal presupposto che molteplici cambi in seno alla stessa regola non favoriscono l’appeal della disciplina. C’è sempre la sensazione che qualcosa non quadri. E l’osservatore un po’ più distaccato fa davvero fatica a comprendere. Per quanto concerne il portiere di movimento, di certo quando viene utilizzato per abbassare i ritmi e gestire il pallone rende noioso lo spettacolo. Però bisogna anche riconoscere che a volte tutto il succo di una partita sta proprio nel vedere risultati ribaltati in pochi secondi, spesso e volentieri per merito del portiere di movimento. A volte tutta l’adrenalina è proprio negli ultimi 3 minuti dopo 37 sonnolenti. Magari potrebbe bastarne regolamentare meglio il suo utilizzo, limitando ad esempio il numero delle volte che si può ricevere il pallone, oppure le condizioni nelle quali poterlo ricevere (oltre la metà campo, ecc). Ma credo sia importante scegliere una soluzione ed andare avanti, senza variare ogni due anni. La mia personale idea, però, è sempre la stessa di tanti anni fa e cioè che il vero problema di questo sport sia interamente costituito dalle dimensioni delle porte, null’altro. Riesco a comprendere le difficoltà nel cambiare, dovendo rivisitare il parco porte dei singoli impianti, ma è tutto lì. Con le porte da beach soccer sarebbe tutto diverso. Ad oggi, infatti, le difese prevalgono in maniera eccessiva rispetto agli attacchi, anche solo concettualmente. E le porte così piccole limitano di fatto una sequenza interminabile di gesti tecnici. In più, riducono fortissimamente il numero delle reti realizzate e delle emozioni.

     

    Domenico Lacquaniti

     

    FINE – Contenuti riservati. Si diffida di pubblicarli senza preventiva richiesta ed autorizzazione.

Lascia un commento