Scritto da Mimmo Lacquaniti il 10/04/2016
L’ex c.t. della Nazionale azzurra racconta la sua verità: “Ho atteso per anni interminabili che si facesse luce su quella vicenda, che arrivasse la mia riabilitazione, dopo che era stata fatta in mille pezzi la mia vita, e quella dei miei figli..”
Non è semplice riannodare i molteplici fili che per mille ragioni si spezzarono quasi otto anni fa, dopo il Mondiale di calcio a 5 disputato in Brasile: tutto nasce dalla clamorosa “vicenda Corsini” (forse ignota ai più giovani…e dimenticata dagli smemorati…) che spazzò come un ciclone la gestione tecnica (e non solo…) della nostra Nazionale, a partire dal c.t. Alessandro Nuccorini, indicato come l’artefice numero uno di una vera e propria “truffa sportiva”.A quasi otto anni di distanza da quella vicenda – e dopo una lunga gogna mediatica, sportiva e personale – è proprio Nuccorini a spezzare il silenzio che si è autoimposto ed a raccontare per filo e per segno come sono andate le cose.
Alessandro, intanto ti ringrazio per la tua disponibilità a parlarmi di te a distanza di molti anni dall’ultima occasione. Sono anni che non intervieni pubblicamente sulle vicende del calcio a 5 e quindi considero questa tua disponibilità un privilegio che mi accordi e, forse, un riconoscimento per la franchezza e correttezza che ha sempre segnato i nostri rapporti. Partiamo da una domanda secca: chi é Alessandro Nuccorini oggi?
Grande Mimmo, intanto non potrei mai rispondere a questa domanda, senza aver prima affrontato le tematiche cui hai fatto riferimento nella tua premessa riferendoti ad argomenti tabù. Peraltro, che esista una sorta di riconoscimento nei tuoi confronti lo si evince anche solo pensando a quante volte, nel corso di questi anni, ho sempre cortesemente declinato inviti simili al proposito. Nel contempo riflettevo sul fatto che quando si sceglie di fare una cosa, è doveroso farla nel modo migliore possibile e non soltanto per accontentare l’interlocutore. Pertanto ti rispondo così come mi hai chiesto tu, di getto, senza paletti o peli sulla lingua. Anzi, con una sacrosanta dovizia di particolari, in modo tale che tutto possa apparire più chiaro a chi intende davvero formularsi un’idea rispetto a quanto realmente accaduto.
Il tuo lungo silenzio fa seguito a quella brutta vicenda connessa al Mondiale in Brasile, al processo sportivo che ne é scaturito, la tua condanna e la conseguente squalifica. Oggi, a distanza di molti anni, come guardi a quella vicenda, cosa ti rimproveri? E, aggiungo, ne é valsa la pena?
Innanzitutto, sia chiaro, in merito a tale questione io non intendo convincere nessuno, ma soltanto riportare dati di fatto oggettivi ed oggettivabili, in maniera tale che ognuno possa realmente elaborare, o rielaborare, una personale ricostruzione. Dati di fatto, non congetture, illazioni, fantasie, arzigogolamenti. Le riflessioni e le conclusioni al riguardo restano certamente di carattere personale, anche se appare preferibile che avvengano in seguito ad un’attenta analisi dei dati di fatto. Di certo, se non sono intervenuto prima sulla vicenda, tacendo a lungo, è solo in virtù della delicatezza della questione, come mi è stato suggerito da chi ha inteso seguirmi nel tempo, allo scopo di attendere che fosse direttamente la giustizia ordinaria a parlare per il sottoscritto. Cosa che ho pazientemente atteso per anni lunghissimi, interminabili. Sospirando, disperandomi, imprecando, smaniando, convinto che la mia infinita pazienza sarebbe stata ripagata in moneta molto più scintillante. Che la mia “riabilitazione” sarebbe valsa mille volte di più. Che presto o tardi, nonostante il buio nel quale ero costretto a muovermi, sarebbe comunque arrivato “quel momento”. Ma non è stato così, perché il tempo, che a volte sembra scorrere così lentamente, in altre circostanze vola, conducendo in qualche circostanza alla… decorrenza dei termini. Nella fattispecie, poi, è davvero difficile capire come sintetizzare, ma ci proverò, omettendo purtroppo numerosissimi particolari che si sarebbero rivelati ancor più utili per chiarire il tutto con maggiore linearità. Anche se in fondo non credo ci sia bisogno di arrivare ai dettagli per comprendere appieno la sostanza della vicenda. Intanto, fino a quella manifestazione la lista dei 14 partecipanti doveva essere consegnata soltanto 24 ore prima dell’inizio della prima gara. Solo a partire da quella competizione il regolamento fu modificato e la presentazione della lista venne anticipata di 15 giorni. Anche se, per negligenza di qualche dirigente, tale variazione venne comunicata allo staff appena qualche giorno prima, nonostante la documentazione relativa riportasse una data risalente a qualche mese addietro. Naturalmente, ciò spostò molti parametri anche perché erano diversi i giocatori in condizioni precarie, soprattutto per la scelta non condivisa e non condivisibile di disputare il mondiale senza iniziare il campionato, così come fecero tutte le altre nazioni. Peraltro, come facilmente si immaginerà, proprio le persone in difetto riguardo la mancata comunicazione si rivelarono invece prontissime a fornire rassicurazioni sul fatto che tanto non ci sarebbe stato alcun problema nel sostituire un giocatore con un altro fino a 24 ore prima dell’inizio, così come previsto in caso di inefficienza fisica. Su questo punto, poi, è necessario aprire un’altra piccola finestra: il regolamento. Esso, infatti, non faceva di certo riferimento ad atleti in fin di vita, come io immaginai SOLO MOLTI MESI DOPO, leggendo la relazione improntata al riguardo dal medico di riferimento e le approssimative considerazioni di qualcun altro sul punto, ma soltanto all’inabilità di poter prender parte alla manifestazione. In sostanza un’ingiuria, seria al punto di compromettere naturalmente la partecipazione dell’atleta alle partite cui la propria rappresentativa avrebbe certamente dovuto prender parte, vale a dire il primo girone. Sarebbe bastato leggerlo, il regolamento, e soprattutto comprenderne la ratio, prima di sbilanciarsi in dissertazioni approssimative. Tradotto in termini numerici, dunque, una patologia invalidante per circa 7 giorni. A questo punto ognuno sarà liberamente in grado di riflettere su quante ce ne siano, e soprattutto su quante ce ne siano maggiormente attinenti ad un contesto calcistico, prima di arrivare ad una complicanza renale, per capire di quale fantasia era dotato il relatore. La modifica riguardo l’anticipo della lista, peraltro, non intendeva di certo costringere i tecnici a compiere le proprie valutazioni in un tempo così lontano dalla gara, anche perché non ricordo sia mai accaduto a nessun allenatore di annunciare la propria formazione 14 giorni prima di un incontro, ma voleva sostanzialmente consentire alla FIFA di anticiparsi il proprio lavoro riguardo i singoli partecipanti, in merito a schede individuali, brochure, materiale televisivo e quant’altro. Impossibile da mettere a punto con adeguatezza in 24 ore. Qualche eventuale cambio in ultima ipotesi, dunque, non sarebbe stato certo un problema. Come i personaggi influenti erano soliti riportare all’epoca, con assoluta chiarezza. D’altro canto appare ancor più significativo ricordare che nel precedente mondiale (2004) la FIFA acconsentì alla nostra federazione di cambiare un giocatore per un altro, addirittura a campionato in corso. In maniera assolutamente contraria alle normative specifiche. E senza disporre alcuna visita di alcun genere. Giustappunto fu, dunque, decisione democraticamente concordata (staff, dirigenti, atleti) quella di partire in 15, indipendentemente dalla composizione della lista. Nella fattispecie vennero inseriti nella lista stessa tutti i giocatori non in perfette condizioni (potenzialmente sostituibili), lasciando come quindicesimo un giocatore sano (in qualità di potenziale sostituto). Solo per questo la scelta del quindicesimo ricadde su Jubanski, più facilmente impiegabile in diversi ruoli, rispetto a Duarte o Vampeta che invece a me avevano destato migliori sensazioni. Più precisamente, subito prima di partire ben 5 atleti non erano in condizioni favorevoli. In primis Nando Grana, infortunatosi 6 mesi prima con la sua squadra di club (il 14 febbraio), nonché Seco Zanetti, operato in Brasile all’adduttore. Poi Edgar Bertoni e Battistella sofferenti per risentimenti muscolari, ed il sig. Corsini. Quest’ultimo si era dolorosamente infortunato circa 20 giorni prima dell’inizio della manifestazione durante un’amichevole con una squadra di club, subendo un significante trauma contusivo-distorsivo a carico del collo del piede destro e della relativa articolazione. In particolare, cercando di calciare al volo un pallone, Corsini venne anticipato da un avversario, colpendo con tutta la sua forza la pianta del piede del suo oppositore. Risultato: incapacità di poggiare il piede a terra, lastre, esami, consulti ortopedici e 10 giorni di scarico completo, con la sola possibilità di eseguire lavori organici in piscina, seguito in maniera specifica dal preparatore addetto al recupero infortunati. La reale differenza fra i 5 era la seguente: per quanto riguarda Bertoni e Battistella una volta giunti in Brasile gli infortuni muscolari si rivelarono di poco conto, mentre Grana e Zanetti, pur in condizioni realmente non soddisfacenti, potevano mettere al servizio della squadra valori estremamente significativi in tema di capacità tecniche, di esperienza, di personalità. Le sofferenze di Corsini, invece, ragazzo di grande corsa, agonismo e calcio, andavano a limitare invero proprio le sue capacità più spiccate, impedendogli di contrastare adeguatamente, di correre fluidamente e di calciare con forza. In relazione a quanto accadde riguardo la documentazione, in primis è necessario ribadire fino a che punto tutti i dirigenti preposti intendessero il cambio come una pura formalità. Nessuno si pose mai il dubbio che ciò sarebbe potuto in qualche modo essere ostacolato. Tanto che la stessa partenza del giocatore precedentemente alla risposta della FIFA riguardo l’ufficializzazione del cambio, suffraga con esattezza quanto appena sostenuto. Giacché, chi mai rischierebbe di giocare una manifestazione simile con un atleta in meno, ipotizzando anche solo lontanamente il rischio di un responso non positivo? Naturalmente, dunque, nessun problema si sarebbe presentato se solo il fantasioso medico avesse inteso circostanziare con adeguatezza tale avvenimento e la relativa patologia nel suo certificato. Così come da me oggi descritto, così come realmente accaduto e così come tutti i presenti poterono constatare in quel contesto. Ma incredibilmente lui intese spostare una situazione di assoluta normalità in un contesto di incontrovertibile anomalia. Forse solo al fine di rendere meno complesso il suo operato in termini di tempistica e di fatica? Oppure, in quanto messo sovente in dubbio da più parti riguardo le sue capacità (soprattutto da qualche “colletto bianco”, oltre che da tutti gli atleti), esasperando una qualsiasi patologia per avere l’assoluta certezza che la sua opera andasse a buon fine? Un po’ come sparare ad una zanzara con il bazooka per essere certi del suo mortale abbattimento. Ma questo bisognerebbe chiederlo a lui. Né potrebbe aver senso ritenere che il medico abbia compilato tale relazione contro la propria volontà o non in propria coscienza, giacché in quel caso semmai avrebbe descritto una patologia di scarso rilievo, giusto per raggiungere l’obiettivo del cambio. Come noto a tutti, pertanto, in quanto riportato da diversi membri dello staff nei verbali relativi alle loro audizioni, il medico scelse di compilare anticipatamente, qualche giorno prima del potenziale cambio, una sola relazione, di medicina generale, NON NOMINATIVA. In maniera tale che la relazione stessa sarebbe stata traducibile con maggiore immediatezza dai dirigenti preposti, in quanto lui non conosceva l’inglese. Immettendo solo in ultimo il nome del giocatore sostituibile. Ma onestamente a me nulla importava circa le modalità e le normative al riguardo, così come per 12 anni tutti i numerosissimi medici che si sono succeduti potrebbero certamente confermare. Né ho mai conosciuto per moltissimi mesi, cioè fin quando non è stata resa pubblica la vicenda, il contenuto di quella relazione. Così come non ho mai conosciuto il contenuto di alcuna relazione medica nell’arco di 12 lunghissimi anni. Perché davvero non hanno mai destato il mio interesse. Successivamente, dunque, alla FIFA vennero consegnati 3 documenti. Un referto medico (analisi cliniche) evidentemente alterato in alcuni valori. Non richiesto in alcun modo dal regolamento e pertanto assolutamente superfluo. Soltanto un corollario, dunque, evidentemente utilizzato per fortificare e rendere più credibile la propria relazione. D’altra parte, il medesimo meccanismo posto in essere ricorrendo alle sostanziali esagerazioni descritte nella relazione medica. Lasciando nuovamente pensare alla povera zanzara volutamente sterminata con il bazooka. Appare fondamentale aggiungere, però, come tale referto venne ufficialmente DISCONOSCIUTO dall’ente che sembrava poterlo avere emesso. Determinando di fatto due cose: A) che la sua artefazione era da considerare artificiosa ed artigianale; B) che in base al punto A, esso risultava potenzialmente proveniente da un qualsiasi laboratorio o nosocomio di una qualunque parte del mondo. Spazzando via automaticamente il tentativo di lasciar pensare ad una strumentale associazione di idee, a carico del sottoscritto. Senza prova alcuna. La non impugnabilità di tale referto, che dovette dunque ufficialmente intendersi di provenienza ed artefazione IGNOTA, determinò pertanto la conseguente impossibilità di procedere in astrusi collegamenti. Tutto ciò, in associazione all’assenza di una mia precisa indicazione verbale o scritta riguardo al cambio da effettuarsi, fece sì che le mie presunte responsabilità vennero impalpabilmente ricondotte ad un presumibile “vantaggio di ordine prettamente tecnico” nel cambio ed alla mia “spiccata personalità”…….. E comunque, in ogni caso, quale attinenza sarebbe potuta esistere fra il mio parere riguardo la mancata completa efficienza del giocatore al cospetto di un impegno così probante e la relativa compilazione della relazione, totalmente di competenza medico-sanitaria, e successivamente amministrativa? Ma se fin qui già potrebbe sembrare che qualcosa non quadri, siamo soltanto all’inizio …… In aggiunta al referto di provenienza e artefazione IGNOTA, infatti, alla FIFA vennero trasmessi ben due documenti originali. Vale a dire la relazione medica, ideata appunto dal medico di cui sopra e successivamente tradotta, nonché la relativa, formale, richiesta di sostituzione. In carta intestata FIGC. 2 documenti ELABORATI, TRADOTTI, TRASCRITTI, TIMBRATI e FIRMATI …..………. 2 documenti, al contrario, di formulazione, provenienza e genesi assolutamente NOTA. Non disconoscibile. 2 documenti, dunque, come può facilmente immaginare anche chi è meno addentrato nelle vicende specifiche, che per competenza non potevano certo riguardare lo staff tecnico, né richiedere una qualsiasi attività al proposito, da parte dello stesso staff. Con assoluta certezza, al contrario, ciò doveva essere formalizzato in tutt’altri ambiti, gestiti e diretti da persone con differenti mansioni. Con funzioni, incarichi e responsabilità specifiche, tra l’altro lungamente di maggior importanza rispetto a quelle previste per un semplice membro dello staff tecnico, chiunque esso fosse. A maggior ragione in un contesto nel quale spesso e volentieri, durante simili spedizioni, il numero dei partecipanti “non giocatori”, come notorio, superava di gran lunga quello dei giocatori. Sul punto, come già sottolineato, è opportuno ribadire che il problema non venne di certo rappresentato dalla richiesta di sostituzione di un atleta non nel pieno della propria funzionalità con un altro, come se ne ricordano un milione di esempi prima, durante e dopo tale manifestazione, ma semplicemente dalle modalità con le quali ciò è stato formalizzato …. 2 PROVE REGINE che allo stesso tempo escludevano qualsiasi tipo di partecipazione del sottoscritto e conclamavano, al contrario, la concreta, attiva, sostanziale, congiunta e coordinata partecipazione di altri personaggi. 2 dati certi ed incontrovertibili. Documenti che però non apparvero per nulla o lo fecero in altre forme all’interno del corposo incartamento utilizzato per proporre le sanzioni, mentre io già ero al Mantova calcio. Unico, pertanto, a comparire sotto altre vesti, per propria scelta di vita. Ora vorrei sapere, solo a me appare irreale tutto ciò? Si potrebbe andare avanti per ore, magari provando a riflettere circa altri comportamenti tenuti dal personale preposto in merito alla vicenda. Ad esempio, anche nel caso si voglia provare a dar loro credito di aver appreso dal medico la veridicità della patologia soltanto all’atto di elaborare, tradurre, trascrivere, timbrare e firmare tanto la relazione, quanto la richiesta, come si potrebbe però spiegare che in quel momento non intesero recarsi con assoluta urgenza al primo ospedale di Rio? Come mai non avvertirono la Società di appartenenza, né i familiari dell’atleta? Ed anzi, piuttosto, come mai lo imbarcarono addirittura DA SOLO su un volo transoceanico? Neanche questo chiarisce qualcosa? Poi, altro esempio, forse si sarebbe potuto rivelare utile ascoltare sul punto il preparatore addetto al recupero infortunati, il quale avrebbe potuto naturalmente confermare la versione dell’infortunio riguardo il trauma contusivo dell’atleta, gli accertamenti diagnostici ai quali fu sottoposto, la loro attività in piscina nei 10 giorni successivi al trauma, nonché l’incompleta efficienza del giocatore rispetto all’impegno da sostenere …….. ma nulla. O anche il dirigente più anziano (non federale …….), il quale avrebbe potuto confermare la serenità di Corsini all’atto di abbandonare il ritiro. Perché, anche qui siamo nel campo del surreale. O davvero può sembrare credibile un Corsini sorpreso e adombrato, come lui stesso ha provato INGANNEVOLMENTE a sostenere, che al momento di ripartire non chieda spiegazione alcuna al sottoscritto, al medico, al dirigente o a chiunque altro ed inoltri, invece, un caloroso “in bocca al lupo” a tutti? Così come potuto appurare da tutti i partecipanti alla spedizione … Un po’ strano anche questo, no? Oppure ci si potrebbe domandare per tramite di chi, se non del proprio personale preposto, furono richieste già a Roma, ben prima di partire, le maglie nominative del giocatore Jubanski e del giocatore Corsini con lo stesso numero? O chi si incaricò di formalizzare l’acquisto dei biglietti Roma-Rio per tutti e 15? E del Rio-Roma per il solo Corsini? O tanto, tantissimo altro. Ma è inutile. Forse appare già tutto sufficientemente chiaro. E ad ogni modo, per chiunque avesse anche un solo pur minimo dubbio o semplicemente il desiderio di approfondire l’incredibile, dolorosissima vicenda (naturalmente solo per il sottoscritto), pongo a disposizione di tutti il corposissimo fascicolo, pagina per pagina. A cominciare da te. Io, invece, sarò costretto a restare ancora qualche anno in attesa. Di un’altra giustizia. Quella divina. Sperando non scada anch’essa per decorrenza dei termini. Ed allora per qualcuno, dopo aver inteso volutamente stracciare in mille pezzi la mia vita, ma soprattutto ed imperdonabilmente quella dei miei figli, non saranno sonni tranquilli.
Fine PRIMA PARTE……….
Domenico Lacquaniti
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